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La Zecca

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Intervenire in tempo per evitare gravi danni
IL RITORNO DELLA ZECCA
Il parassita può infettare le persone . I primi sintomi e la necessità di cure mirate



Dalle zecche una delle malattie del futuro. Ci rivolgiamo oggi non solo a chi ha cani da caccia o ne alleva, ma anche a chi va per campi e boschi e quindi viene a contatto con animali di varie specie , dai piccoli roditori ai volatili a bovini ed equini, ma anche a chi passeggia tra il verde ove ,il nemico che segnaliamo oggi,la ZECCA, sta appostata e appena viene sollecitata dal calore di chi passa, si lancia e si attacca con i suoi fortissimi appigli. Proprio per questo agli inizi degli anni'70 quando scoppiarono o meglio si evidenziarono i primi imponenti focolai nel Nord degli Usa, specialmente nel Connecticut e nella zona delle Montagne Rocciose fu creato il nome di "Malattia dei Boschi" in quanto si ammalavano cacciatori, campeggiatori e quanti altri stavano più o meno a lungo tra il verde. La malattia apparentemente subdola e misteriosa fece scaturire miti e leggende nonché ipotesi di malefici legati a leggende delle riserve indiane. Per anni vi fu una vera psicosi fino a quando dopo lunghe indagini, il dott. Burgdorfer, un biologo del Montana (USA) nel 1982 scoprì che la causa era da attribuirsi ad un batterio della famiglia delle spirochete, che da lui prende il nome di Borrellia Bugdorferi. Questo batterio può essere presente nell'intestino della zecca parassita di bovini, equini, piccoli roditori, come i topi campagnoli, le arvicole, i ricci, le lepri, volpi, piccoli ruminanti come i cervidi ma anche degli animali domestici tra cui i cani. La zecca è praticamente ubiquitaria ma fortunatamente non è sempre infettante in quanto per esserlo deve aver punto animali portatori della infezione. Però ,in caso di zona in cui la malattia è presente,la zecca è infettante anche se cambia forma evolutiva cioè se passa da larva a ninfa o da ninfa a adulta. Ma la zecca adulta non può infettare le sue uova. Negli animali la malattia è subdola e difficilmente diagnosticabile. Secondo un recente studio veterinario sembra che solo il 5 % dei cani infetti presentino i sintomi della malattia che generalmente sono a carico dell'apparato muscolo articolare con difficoltà a camminare Questo in quanto la evoluzione clinica dipende da molti fattori quali l'età del cane,lo stato di salute generale e del suo sistema immunitario,la presenza di altre malattie oltre alla quantità di borellia inoculata dalla zecca.
Nell'uomo i sintomi sono piuttosto subdoli e aspecifici per cui in una prima fase si ha il tipico "eritema migrante"ovvero un arrossamento in zona di inoculazione ma anche in altre sedi della pelle a cui dopo qualche settimana o mese fa seguito un malessere generale,febbre,dolori articolari ecc. molto simili a quelli di una banale influenza. A questo punto deve scattare il sospetto , se appunto si è cacciatori o guardie forestali o si vive a contatto con gli animali ecc e passare a fare la ricerca con dei semplici esami del sangue . Se positivi attivare terapia con antibiotici che sono risolutivi. Nel caso la malattia di Lyme venga trascurata può dare grossi dispiaceri in quanto le borrellie possono andare a localizzarsi nei vari organi quali fegato, cervello, reni ecc. e provocare encefaliti, epatiti ecc. Meglio fare qualche esame in più anche se poi si rivela inutile, Il sospetto deve essere tenuto presente in quanto la Malattia di Lyme è considerata dalle Autorità Sanitarie Mondiali una delle malattie del futuro e i dati lo confermano:negli USA nel 1990 ci sono stati 30.000 casi e nel 2002 , nonostante avvertenze e profilassi, oltre 24.000 sulla costa Atlantica e nella Regione dei Grandi Laghi. Non abbiamo i dati precisi più recenti ma sembrano in aumento, forse per il perfezionamento delle indagini e l'obbligo di denuncia sanitaria. Ma l'epidemiologia descrive anche focolai in Nord America, (Usa e Canada) Cina, Giappone, Asia, Australia, Sud Africa, Europa, soprattutto Centrale. Quindi attenzione a chi fa safari, anche fotografici, in giro per il mondo . Ma il problema è ben presente anche da noi,infatti se il primo caso è stato identificato nel 1983 in Liguria successivamente si sono avuti casi in tutte le regioni tranne Val d'Aosta e Basilicata per un totale di circa 2000 casi soprattutto nel Nord Est (528 casi) e in Trentino Alto Adige Importante quindi che l'Università di Trieste si sia attivata con ricerche particolari elaborando la "Mappa del Rischio della Malattia di Lyme, trasmessa dalle zecche, in tutto il Friuli Venezia Giulia e vicina Slovenia, in rapporto anche agli andamenti climatici." Sembrerebbe infatti esserci una maggiore incidenza in primavera estate rispetto ad autunno inverno. Comunque aver presente il problema vuol dire averlo già parzialmente risolto .

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